Ansia & Panico

L’ansia e il panico sono disturbi che possono influenzare significativamente la vita, il lavoro, le relazioni. Il corpo e i pensieri sono gli elementi più implicati nei disturbi di ansia e nel disturbo da attacco di panico.  Possiamo distinguere l’ansia dal panico, secondo alcune linee di orientamento.

L’ansia è comunemente legata ad un “oggetto esterno”, più o meno ben definibile: situazioni particolari, persone, animali, circostanze che si ripetono nel corso della vita, il legame con l’altro. Essa può associarsi a delle condotte di evitamento, a delle contromisure che ci si può inventare per tentare di gestire ciò che provoca il disagio. Solitamente ha una temporalità e una localizzazione ben definite: può presentarsi in certi momenti della giornata; iniziare in occasione di un evento e terminare alla fine di esso; può essere legata all’incontro con animali o luoghi specifici (come nel caso delle fobie); può riguardare l’incontro con un altro che abbia una particolare posizione nei confronti del soggetto (per esempio come può capitare in occasione degli esami universitari); può arrivare con l’incontro di qualcosa che si presenta nel corpo (una sensazione, un dolore, un malfunzionamento), e che lascia un segno nella mente di chi lo ha vissuto. La psicoanalisi ritene che questi “oggetti”, queste situazioni, che provocano il vissuto ansioso, non corrispondono al reale oggetto dell’ansia, ma hanno a che fare con un lavoro di spostamento, di metaforizzazione, che l’inconscio realizza per tentare di evitare l’angoscia: localizzando nella realtà un punto specifico, lo si può riconsocere, circoscrivere, e dunque tenere a debita distanza il reale oggetto dell’angoscia, che ha a invece a che fare con il desiderio dell’Altro. 

Il panico , denominato da Freud “attacco d’angoscia”, espone al fallimento di questo lavoro di spostamento ad opera dell’inconscio. Il soggetto si trova a patire una serie di fenomeni attinenti al corpo, ingestibili, incontrollabili, spesso improvvisi. Nonostante il soggetto può sentire di star vivendo qualcosa che all’occorrenza può sembrare portatore di “morte”, noi possiamo riconoscere che nel panico il corpo segnale piuttosto un eccesso di “vita”, “va per i fatti suoi”, al di là delle capacità di rappresentazione che il simbolico fornisce per dare un senso alla vita del corpo. Qualcosa eccede, e ciò che eccede le capacità del simbolico può essere interpretato come “vicino alla morte”. Che ecceda le capacità del simbolico significa che della morte, infatti, non se ne può dire niente. Da questo punto di vista, il panico può paradossalmente incistare, bloccare, imprigionare la vita, a causa del terrore della morte, di questo corpo ingestibile che fa perdere di vista le coordinate dei propri progetti di vita, dei legami affettivi, della soddisfazione a vivere.  Il lavoro della psicoanalisi davanti al panico è proprio quello di rovesciare questa impasse, aiutando il soggetto a riconoscere questo eccesso come un invito alla vita, a ricominciare a seguire le coordinate del proprio desiderio, che si fa spazio violentemente e dolorosamente nel corpo, quando viene perso di vista.  

 

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